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Il 7 febbraio è la “Giornata nazionale contro il bullismo a scuola”: una data che la nostra Provincia ricorda ogni anno con iniziative di sensibilizzazione e contrasto al fenomeno rivolte a tutte le fasce d’età, nell’impegno comune di continuare a fare rete, ognuno per le proprie competenze, per fronteggiare il fenomeno dilagante soprattutto sul versante del cyberbullismo, che, soprattutto a causa della situazione pandemica incorso ha avuto un ulteriore aumento. 

Ed è per questo che anche il nostro istituto ha voluto contribuire organizzando una video-conferenza, cui hanno partecipato tutte le classi prime, tenuta dalla Prof.ssa Maria Pignataro, referente della scuola per il bullismo e cyberbullismo.

Durante la video-conferenza, tenutasi dalle ore 10 alle ore 12 circa, la Prof.ssa Pignataro ha affrontato diverse problematiche che riguardano il tema del bullismo e del cyberbullismo.

Spiegando che, infatti, molti episodi di questo fenomeno si sono registrati nel corso della Didattica a distanza, perché a causa della mancanza di un contatto reale con gli altri, gli adolescenti hanno sperimentato una vera e propria “dipendenza” dal monitor, che ha favorito la manifestazione di atteggiamenti aggressivo da parte molti studenti che, sentendosi al sicuro tra le mura domestiche, non hanno avuto timore a prendere in giro e a infastidire i compagni e o addirittura gli insegnanti.

Il bullismo può essere fisico, verbale o psicologico, si verifica tutte le volte in cui avvengono aggressioni, psicologiche o fisiche, che si ripetono costantemente nel tempo, da parte di una o più persone, verso un soggetto più debole (la vittima). Tali atteggiamenti vengono spesso incitati in maniera attiva da persone esterne.

Nel cyberbullismo Il rapporto tra bullo e vittima può essere anche a uno a uno, senza testimoni, senza nessuno che prenda le difese della vittima.  Le prepotenze sono prevalentemente sociali, verbali e psicologiche, ma possono degenerare. Emarginazione, esclusione, pubblica derisione etc. Il rischio che bambini e ragazzi vengano coinvolti in una vera e propria giungla virtuale è molto elevato e, al momento, le istituzioni, ma gli adulti in generale sembrano sottovalutare il problema. Inoltre, non va dimenticato che, seppur virtuali, le prepotenze possono diventare reali nel caso in cui i ragazzi decidano di incontrarsi.

Il bullo, solitamente, ha un atteggiamento aggressivo, povero di contenuti nei suoi dialoghi e spesso con poca autostima, che per farsi notare ricorre, il più delle volte, all’utilizzo della violenza. 

La vittima, invece, ha una personalità timida, rispettosa, sensibile, che spesso ha ottimi voti, indipendente. Vi è poi il pubblico passivo, ovvero tutte le persone che assistono alle scene con indifferenza. 

Oltre alla scuola il bullismo nasce soprattutto nei luoghi più frequentati dove i bambini/ragazzi passano la maggior parte del tempo (bagni, rete, sport…).

Secondo l’ISTAT più del 50% dei ragazzi tra gli 11 e 17 anni è stato vittima di queste azioni di bullismo, in particolare in questi 2 anni.

Molto spesso episodi di bullismo e cyberbullismo si verificano per problemi legati alla comunicazione, come ha affermato anche Papa Francesco, durante la trasmissione “Che Tempo che Fa” in onda Rai3 , in cui ha parlato del bullismo come pericolo sociale, che comincia con una cosa piccola, con le parole, con il chiacchiericcio che, poi, però nelle famiglie, tra le persone, distrugge l’identità.  Le vittime, infatti, vengono ridicolizzate con parole che fanno male, che offendono e questo genera una sensazione di denigrazione, un senso di nullità che, a volte, purtroppo, può portare anche al suicidio, come nel caso di Carolina Picchio, di cui durante la Video-conferenza, è stato mostrata l’intervista al padre.

A tal proposito, la Prof.ssa Pignataro ha voluto precisare che è fondamentale curare la comunicazione, essa non deve essere ostile, perché le parole hanno un peso e vanno usate con consapevolezza, non soltanto nella vita reale, ma anche in rete. 

Bisogna, quindi, prestare molta attenzione a ciò che si scrive e alle parole che vengono utilizzate soprattutto sui social network. Ogni singola parola ha una conseguenza, piccola o grande che sia, può allontanare o avvicinare le persone.

Le parole usate o gli atteggiamenti di violenza hanno delle conseguenze anche dal punto di vista penalistico. Dai 14 anni, infatti, si è soggetti imputabili e dai 18 anni si è perseguibili penalmente. La responsabilità penale è personale e soggettiva.

Al termine della videoconferenza, vi è stato un piccolo spazio per le domande e/o i chiarimenti da parte degli studenti. Ne abbiamo approfittato per sottoporle i seguenti quesiti: 

  1. Quale è la forma di bullismo più denunciata? La forma di bullismo più denunciata è, senza alcun dubbio, quella relazionale. Il bullismo relazionale è quel tipo di bullismo che utilizza la relazione per colpire l’altro. Si caratterizza principalmente con forme di aggressività indiretta sono comuni tra i giovani, con una maggiore prevalenza nel sesso femminile. La forma più diffusa di bullismo relazionale è l’esclusione sociale. A differenza del bullismo fisico, quello relazionale può durare per molto tempo prima di essere notato all’esterno.
  1. Cosa potrebbero fare sia la scuola che la famiglia per prevenire il fenomeno del cyberbullismo?Innanzitutto la famiglia, come prima comunità educante, deve educare e intervenire per il rispetto altrui, insegnando i valori umani. La scuola deve intervenire intercettando, prendendo provvedimenti mirati, insegnando l’importanza di star bene assieme e, soprattutto, facendo attività di prevenzione.
  1. In che modo si possono aiutare le vittime? Oltre alle vittime vanno aiutati, soprattutto, i bulli in modo tale che non si verifichino episodi di grave entità. Molto spesso c’è un distacco con la stessa famiglia, per tale motivo sia i bulli che le vittime necessitano di supporto psicologico. Bisogna intervenire, altresì, per evitare anche le conseguenze penali dell’atteggiamento dei bulli e cercare di non assecondarli, perché se il bullo viene lasciato da solo diventa più debole e meno aggressivo.

Di Alice Passoni 

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