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La didattica a distanza ha fatto fare i conti alla scuola con la tecnologia: i problemi da affrontare sono stati tanti e non sono mancati i vantaggi, ma ora c’è voglia di tornare in classe

Il covid si è abbattuto come un’onda anomala sulla scuola e gli studenti sono stati costretti a seguire un metodo di insegnamento e apprendimento molto diverso da quello usuale: la dad (didattica a distanza). È stata una grande fatica per tutti. Da un lato i docenti e le scuole hanno dovuto mettersi al passo con le tecnologie internettiane e dall’altro gli alunni sono stati costretti a passare diverse ore davanti a un monitor, con una pericolosa deminutio di socialità e rapporti umani che la frequenza in presenza riesce a garantire in  pieno. 

Per noi studenti l’incontro tra distrazioni e lezioni è stato la perfetta combinazione per capirci tutto e niente. Ormai in tutta Italia la dad regna sovrana e anche la disapprovazione per essa: le diverse manifestazioni fatte da noi studenti per i diritti alla scuola hanno fatto sì che la didattica a distanza venisse presa in discussione in modo più serio per poi però non portare risultati. Noi come redazione abbiamo deciso di fare qualche domande ai nostri compagni sull’argomento.

Come hai vissuto la didattica a distanza?

«Credo che il Covid sia stata un grandissima sfida, sia per noi studenti, sia per gli insegnanti. Trovo che la Dad sia una trovata piuttosto ingegnosa, ma credo che non migliori la comprensione delle lezioni. Ho preferito frequentare in presenza perché penso che da casa non si riesca a seguire e soprattutto la scuola e professori fanno fatica a gestire questo modo di insegnare a distanza, anche perché non tutti hanno buone connessioni.  La gente dovrebbe capire che gli studenti sono importanti: siamo noi il futuro e abbiamo bisogno di alcune tutele. Per quanto sia una cosa bellissima non alzarsi alle 6, è troppo complicato e faticoso stare dietro ad uno schermo e non avere dei compagni con cui parlare».

Com’è andata con la didattica a distanza? Qual è stata la tua esperienza?

«All’inizio la didattica a distanza mi piaceva: non capivo (come tutti) cosa stesse succedendo, e bramavo quei giorni a casa senza “fare nulla”: poi la situazione è peggiorata e mi sono reso conto che mi era sempre più difficile comprendere le spiegazioni o semplicemente organizzare il tempo».

Come ti sei organizzato? È stato difficile adeguarsi alla dad?

«La dad mi ha portato a comprare un altro computer poiché a casa siamo in due a dover seguire le lezioni: ho adottato un microfono per la comunicazione e per i diversi appunti la piattaforma di word. Dal punto di vista dello studio non ci sono stati molti cambiamenti a parte il fatto di un aumento dell’uso degli strumenti tecnologici e delle ore in più passate davanti a uno schermo».

È cambiato il rapporto tra compagni e professori?

«No, perché, l’era digitale aiuta i timidi come me, ‘grazie’ agli strumenti digitali per i quali non devo espormi molto. Più che altro ho sentito molto la mancanza dei miei amici, dei compagni e della mia ragazza che, nonostante tutto, mi hanno aiutato a superare le quarantene. Mi mancano molto le lezioni in presenza…».

È stato bello ritornare in laboratorio?

«Mi è mancato andare in laboratorio. Dopo essere rientrato in cucina per la prima volta, mi è parsa più bella di sempre: è come se fosse stata la prima volta lì dentro per me».

Pirovano Giulia, Buccella Linda. Alessandra Mietitore e Rossi Giulia

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