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Il 19/03/21, la scuola “Guido Galli” è stata coinvolta in un evento di promozione della legalità, patrocinato dal Comune di Bergamo, intitolato “Vite dedicate”: un incontro con gli studenti in onore di Antonio Montinaro, guardia di scorta del giudice Giovanni Falcone, e delle vittime delle mafie. È stato un modo molto coinvolgente di seguire un’autentica lezione di educazione civica attraverso le testimonianze che raccontano il sacrificio di uomini che hanno dato la loro vita per lo Stato e per la giustizia. 

Come ospite è stato invitato, oltre al sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, il questore di Bergamo, Maurizio Auriemma, il prefetto di Bergamo, Enrico Ricci, i rappresentanti delle associazioni contro le mafie e la moglie del caposcorta salentino ucciso dalla mafia, Tina Montinaro. 

L’incontro è iniziato con i video inerenti all’attentato del 23/05/1992 nei pressi di Capaci, in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la scorta “Quarto Savona 15”, formata da Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. 

Dopo gli interventi del Presidente del Consiglio Comunale di Bergamo, Ferruccio Rota, e di vari ospiti, è stata presentata Tina Montinaro, una donna dalla forza indescrivibile, come tante altre che hanno dovuto affrontare la spietatezza delle mafie, che nonostante il dolore per la perdita del marito ha continuato a lottare per la giustizia, non solo per la sua famiglia, ma per tutta la Sicilia e per tutte le persone colpite dalla mafia.

«Mi commuovo e mi fa rabbia, però mi dà sempre un senso di orgoglio ricordare il sacrificio di chi ha combattuto la mafia»: con queste parole la signora Montinaro ci ha parlato di come il marito era pronto a dare la vita per il giudice, di quello che ha fatto e di come la scorta “Savona 15” è diventata un simbolo di sostegno per tutte le persone che sono state colpite in modo crudele dalla criminalità, perdendo le persone più vicine. Nell’incontro con gli studenti c’è stato il tempo farci raccontare di come Tina Montinaro si è innamorata del suo futuro sposo e di come lui ha insistito per fare famiglia, nonostante il suo lavoro fosse così rischioso. Suo marito a soli 24 anni si è “arruolato” nella scorta personale del giudice per combattere la mafia che aveva messo le mani su Palermo ormai da molto tempo.

Antonio Montinaro faceva parte di una squadra che aveva voglia di cambiare le cose con coraggio, nonostante sapessero di rischiare la vita ogni giorno: erano uomini di Stato. Montinaro faceva parte della polizia e della questura di Bergamo, ma aveva scelto di dare un contributo al maxiprocesso contro i più grandi boss mafiosi per aiutare la popolazione siciliana.

Tina Montinaro incontra gli studenti

Durante l’intervista alla signora Montinaro, una ragazza è intervenuta facendo una domanda inattesa, che ha catturato l’attenzione: ”Ha mai preso in considerazione il perdono?”

 ”Per quanto riguarda il perdono non se ne discute proprio – ha chiarito la moglie del caposcorta ucciso – Questa cosa non l’ho mai presa in considerazione anche perché i mafiosi non hanno mai chiesto perdono”. “Crede di aver avuto giustizia?”- ha chiesto un altro studente.

 “No, io non credo di aver avuto giustizia: non credo che l’avrò fino a quando non avremo vinto contro la mafia”.

In conclusione la signora Tina Montinaro ha fatto una riflessione su come la mafia non possa essere sconfitta senza essere tutti uniti, senza un’operazione culturale che parta dalla scuola. «La mafia non può e non deve vincere, se tutti ci aiutiamo per evitare possa colpire ancora. Antonio amava il suo lavoro e lo faceva perché voleva un cambiamento».

Giulia Pirovano

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