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Tra i banchi dell’istituto  “Guido Galli” si incontrano anche giovani promesse del calcio italiano. La nostra scuola accoglie tanti sportivi, diversi talenti di sport diversi. Oggi vogliamo far conoscere un giovane che è partito dal vivaio della “Dea” per confrontarsi quest’anno da protagonista con il difficile mondo dei professionisti del calcio in serie B.  Il 10/03/2021 è stato intervistato Caleb Okoli per la “Voce del Galli” (il giornale della nostra scuola): un calciatore professionista che frequenta l’ultimo anno nel nostro istituto scolastico e che ha le carte in regola per fare molta strada. A soli 19 anni gioca già in prima squadra, attualmente nella società della Spal passando per le giovanili dell’Atalanta (i nerazzurri bergamaschi lo ha concesso in prestito). Il giovane difensore centrale è una garanzia anche sul piano della potenza fisica dall’alto della sua statura (1,87 m).  Impegno, tanto lavoro, buona tecnica e grandi capacità sul campo sono gli ingredienti del successo di Caleb Okoli, che quest’anno, in pieno periodo pandemico, dovrà cercare di vincere anche la partita della maturità. 

Come è nata questa passione? È quello che vuoi fare nella tua vita?   

«Questa passione è nata quando ero molto piccolo, perché quando i miei genitori andavano a lavorare mi lasciavano al campetto e da lì mi sono appassionato sempre di più al gioco del calcio. Ce la metterò tutta per fare di questo sport la mia vita».

Hai un modello di calciatore a cui ti ispiri? 

«A me piace molto come gioca il difensore del Liverpool Virgin Van Dijk e a volte i miei amici mi paragonano a Kalidou Koulibaly del Napoli: è una cosa molto bella per me essere paragonato a un difensore del genere».

Come fai a conciliare la scuola con lo sport a così alti livelli?  Questo richiede sacrifici? 

«Sicuramente questo richiede sacrifici… Infatti, non è sempre facile conciliare le due cose: ad esempio, i pomeriggi che vorrei passare con i miei amici li passo a studiare per concludere al meglio quest’ultimo anno di studi».

Quali sono state le tue sensazioni quando sei stato scelto dall’Atalanta?

«Nel 2015, all’età di 14 anni, ho avuto la possibilità di andare all’Atalanta e non ci sono stati dubbi. Sapevo che quella sarebbe stata la mia strada: lo comunicai alla mia famiglia, ma già ero convinto che quello sarebbe stato il mio destino».

Quale è stata la convocazione più bella? Ci racconti qualcosa dell’esperienza in nazionale?

«La convocazione più bella è stata quella del 26 dicembre per il Christmas Match in prima squadra con il mister Gian Piero Gasperini, nonostante il mancato esordio ho potuto vivere l’emozione indescrivibile dalla panchina con i miei amici e compagni. Per quanto riguarda la Nazionale è sempre stato un sogno e un obiettivo, essendo nato in Italia, ma da genitori stranieri, ho preso la cittadinanza italiana all’età di 18 anni e sono finito subito nella squadra: le partite più significative per me sono state quelle contro la Spagna e contro il Portogallo».

Ci racconti un po’ l’esperienza all’Atalanta? Come ti sei trovato?

«Reputo la società Atalanta BC una società seria con tecnici preparati: penso che sia una società di un altissimo livello che mi ha fatto crescere sia come persona che, soprattutto, come calciatore. Anche con i compagni mi sono trovato bene fin da subito, vivendo insieme a loro in convitto è stato più facile legare e condividere. Si è instaurato un rapporto molto bello con tutti, dai miei coetanei a quelli più grandi e anche con i mister».

Quando sei andato alla Spal hai perso il rapporto con i tuoi compagni dell’Atalanta o hai mantenuto lo stesso un’amicizia? 

«Le amicizie vere sono rimaste, come quella con Dejan Kulusesvy, con il quale ho un rapporto bellissimo nonostante lui sia andato a giocare alla Juventus: ci sentiamo quotidianamente, è un vero amico! Sono in buoni rapporti anche con Jacopo da Riva, ora al Vicenza, Rodrigo Guth del Pescara e anche Amad Diallo, ora al Manchester United».

Quale è stata la vittoria più bella ottenuta finora, quella più emozionante e che ti ha fatto sognare di più?

«La vittoria più bella per me finora è stata quella contro l’Inter di 2 anni fa, che permise la vittoria dello scudetto, che in un primo momento significava poco, ma nella stagione successiva mi resi conto di quanto fosse importante e quanto avesse contato quella partita per me».

Hai vissuto qualche episodio di bullismo nel mondo del calcio? 

«Purtroppo sì, mi è capitato. Mi ricordo, durante un torneo, mi arrivarono molti insulti che, in realtà,  un po’ mi fecero male: però, ho cercato di fregarmene e li ho zittiti tutti segnando proprio in quella partita, perché preferisco rispondere sul campo agli insulti esterni di persone che non mi conoscono».

Oltre alle cose belle purtroppo la vita riserva anche momenti brutti, mi riferisco alla recente perdita di Willy, se ti va, vorresti parlare del vostro rapporto? Avevate una bella amicizia? 

«Sì, io e Willy eravamo amici, abbiamo giocato insieme il primo anno in primavera, avevamo un bel legame, eravamo sempre insieme e sapere della sua morte mi ha fatto male, non me l’aspettavo».

Qual è stato l’avversario che hai “temuto” di più? 

«Disputando una partita in coppa Italia contro la Juventus credo che gli avversari che ho temuto di più siano stati A. Morata, C. Ronaldo, Rabiot e anche D. Kulusevsky».

Sei tu che hai scelto questo ruolo o lui che ha scelto te? 

«In realtà è come se il ruolo mi avesse scelto: tutto è cominciato per la mia alta statura e poi da lì è continuato e ora mi piace molto».

Ringraziamo Caleb per la disponibilità dimostrata, gli auguriamo tante soddisfazioni sia nell’ambito privato che quello professionale. Buona fortuna Caleb.

di Linda Buccella

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